L’agricoltura moderna, sempre più intensiva e specializzata, ha portato notevoli incrementi nella produttività e nell’ottenimento di prodotti di qualità superiore. A quale costo? La monocoltura e la mancanza di rotazioni che caratterizza l'uso intensivo delle tecniche colturali, unitamente anche a scevri comportamenti, ben lontani dalla cosiddetta Buona Pratica Agricola (BPA), porta spesso a fenomeni di declino biologico dei suoli coltivati, con conseguente e progressivo deperimento delle produzioni future.
Questo degrado inesorabile è conseguenza di squilibri nello sviluppo delle piante, a causa dell’accumulo di sostanze allelopatiche, riduzione del tenore di sostanza organica, perdita di biodiversità, accumulo metaboliti ad azione fitotossica, nonché nell’aumento di parassitosi, molte delle quali quest’ultime causate dall’aumento delle infestazioni da organismi di malattia o di danno specifici: Nematodi galligeni e Crittogame telluriche (Meloidogyne spp., Heterodera spp., Globodera spp., Fusarium spp., Rhizoctonia spp., Verticillium spp., Pythium spp., Phythophthora spp., ecc.). Da non sottovalutare anche l’intensivo uso di lavorazioni al terreno (zappatura) intercalari e interciclo che, oltre al disturbo diretto sul Microbioma (il complesso di Microrganismi “benefici” per il suolo e la pianta), determinano una eccessiva porosità, causa di una sostenuta mineralizzazione della sostanza organica e dell’ossidazione dei complessi umici, utilissimi per gli scambi radice-terreno.
L’insieme di tutti questi e di altri fattori di disturbo, è noto in letteratura scientifica sotto il nome di “Stanchezza del Terreno” (Soil fatigue): una vera e propria sindrome, spesso non propriamente identificata quando essa si presenta nei coltivati.
Quali possono essere quindi gli interventi suggeriti?
Innanzitutto l’apporto di sostanza organica, sotto forma di letamazioni, concimi organici di base di varia origine, integrati dall’apporto di Inoculi Microbici specifici (Trichoderma spp., Glomus, Batteri della rizosfera, ecc.), nonché da formulati specifici, con contenuto di sostanze adeguate a risposte delle piante e a sostegno del Microbioma presente. A questo proposito, specialità come gli estratti di propoli in soluzioni oleosa e idroalcolica (Bioreset, Itaka), ricchi in flavonoidi solforati ed estratti vegetali, possono realmente aiutare nella restaurazione del Microbioma, rivitalizzando i ceppi microbici presenti e fungendo da induttori di resistenza nei confronti delle piante coltivate. Da non sottovalutare inoltre le capacità di tali composti solforati di sprigionare isotiocianati che, come è noto, sono in grado di esercitare una forte azione di controllo nei confronti di parassiti tellurici come le Crittogame e i Batteri.
fonti:
Bodet JM, 1983. Fatigue des sols et cultures céréalières et fourragères. In: La fatigue des sols. Diagnostic de la fertilité dans les systèmes culturaux. INRA, Paris. pp: 37-43.
Cook RJ, Rovira AD, 1976. The role of bacteria in the biological control of Gaeumannomyces graminis by suppressive soils. Soil Biol Biochem 8: 269-273
Díaz, Maria Del Mar & Guirao, Pedro & Martinez-Lluch, M. & Tello, Julio & Lacasa, Alfredo. (2014). Soil fatigue and its specificity towards pepper plants in greenhouses. SPANISH JOURNAL OF AGRICULTURAL RESEARCH. 12. 644-652. 10.5424/sjar/2014123-5701.
Katan J, Vanacher A, 1990. Soil and crop health following soil disinfestation. In: Fatigue de sol. Méthode de diagnostic en verger et en fraiseraie (Giraud M, Faure J, eds). Infos (Paris), pp: 21-26.
Kimber RW, 1973. Phytotoxicity from plant residues. III. The relative effects of toxins and nitrogen immobilization on the germination and growth of wheat. Plant Soil 38: 347-361.
Søegaard K, Møller K, 2005. White clover soil fatigue: an establishment problem on large and intensive dairy farms. Proc of a Satellite Workshop of the XX Int Grass-land Cong, July, Cork, Ireland, pp: 231.