L’ultimo decennio del pianeta è caratterizzato da un clima estremo: nella fascia mediterranea assistiamo ad autunni e inverni miti, con piovosità torrenziale, punte di gelo localizzate e poco definite, primavere a carattere estivo e, di contro, estati caldissime e sempre più proibitive per l’attività agricola. Il progresso genetico nel campo orticolo, cerca oggi di ammorbidire e adattare le capacità delle piante coltivate a far fronte agli stress ambientali, sebbene purtroppo, vivendo in un mondo in continuo mutamento, nuove varietà e tecnologie non sempre riescono a stare al passo.
Nel caso del pomodoro, la specie orticola prevalente in coltura protetta, le presenza di un clima sempre più ostico e caldo, rende le coltivazioni estive sempre più difficili e logoranti.
Il pomodoro (Solanum lycopersicum, L. 1753) è una specie neutrodiurna, con una temperatura ottimale di sviluppo di 26-30°C durante il giorno, oltre il quale si verificano anomalie nello sviluppo delle infiorescenze, nell’allegagione, nella formazione dei pigmenti dei frutti e del licopene.
È proprio la capacità riproduttiva ad essere penalizzata nel caso degli “hot stresses” nelle colture di pomodoro: la temperatura ottimale per la germinazione del polline è infatti di 16-25°C. Questo, se aggiunto ai cardinali massimi di sviluppo vegeto-riproduttivo delle piante, va a contribuire agli ulteriori danni che avviliscono la produzione estiva del periodo.
Tra i principali sintomi a carico delle infiorescenze, quindi, si possono facilmente rilevare gli aborti, sia dell’intero palco, sia, nei casi meno gravi, dei fiori apparentemente allegati, anche se precedentemente visitati da Bombi impollinatori. A contribuire, non solo l’azione diretta della radiazione solare, attutita comunque da ombreggiature dei teli o reti speciali, ma anche dallo stesso relativo ombreggiamento della coltura in serra: il pomodoro è una specie in grado di adattarsi relativamente al fotoperiodo, tuttavia regimi termici notevoli possono non favorire un adeguato equilibrio ormonale del sistema pianta, facilitando spiacevoli filature e una ridistribuzione anomala dei fotosintetati verso altri organi vegetativi come gli apici.
Oltre che al palco in fase di formazione, fioritura e allegagione, anche i frutti in formazione possono essere interessati da fisiopatie importanti dovute al caldo estremo. Venti sfavorevoli, come quelli sciroccali, determinano deficit idrici notevoli, aumentando l’evapotraspirazione delle colture e causando stress osmotici tali da indurre le piante a regolare l’apertura degli stomi (chiudendoli!) per proteggersi dall’eccessiva disidratazione. Questo comporta un deficit nel flusso xilematico e sistemico nella pianta, creando scompensi assorbitivi di alcuni elementi fondamentali come il Ca++. Il Calcio è il “cemento” dei tessuti vegetali, fondamentale per la stabilità di ogni organo in sviluppo: i frutti pertanto necessitano di quantità enormi di questo elemento. Nei momenti di “hot stresses”, se essi non hanno potuto accumularne a sufficienza precedentemente nei parenchimi fruttiferi, possono incorrere nel fenomeno chiamato blossom end-rot, comunemente conosciuto come Marciume Apicale del pomodoro, con notevole deprezzamento dei frutti che vanno incontro ad anticipata maturazione e marcescenza. Da qui l’esigenza di soccorsi fogliari con questo elemento in questo periodo difficoltoso.
Quali le soluzioni? Quali gli interventi?
Come solito, le soluzioni sono sempre di tipo agronomico, genetico e specialità: queste, purtroppo, non sono in grado di annullare gli effetti del caldo estremo, ma contribuiscono alla riduzione del danno e delle relative conseguenze sulla produzione.
Quindi:
- scegliere le varietà più adattabili al periodo, magari integrandone un possibile innesto su piede rustico e vigoroso;
- favorire un’adeguata ventilazione del microambiente-serra;
- adottare tecniche innovative di ombreggiamento, con reti ombreggianti fotoselettive;
- in caso di serre di nuova costruzione, preventivare un possibile fog system, ove possibile e sostenibile, per favorire il raffrescamento, l’aumento della UR e impedire la chiusura degli stomi nella piante in caso di “hot stresses”;
- somministrare formulati a base di Glicinbetaina, Acido Folico e derivati vegetali ad azione fitormono-simile, in grado di compensare le risposte fisiologiche agli stress e garantire le capacità riproduttive delle piante.
fonti
Gleason, M.L. and Edmunds, B.A. (2006) Tomato Diseases and Disorders. University Extension PM 1266, Iowa State University, Ames.
Rick C.M. (1978): The Tomato. Scientific American, 239: 77-87.
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