In agricoltura sono sempre più diffusi i Biostimolanti Non-Microbici di varia origine e natura, tra cui spiccano i formulati a base di idrolizzati proteici. Queste specialità possono essere di origine vegetale o animale e sono capaci, grazie alla presenza di peptidi, amminoacidi e/o peptoni, di mediare una vera e propria biostimolazione degli organi trattati, agendo sulle capacità di sviluppo vegetative, riproduttive e di ingrossamento dei frutticini.

Gli amminoacidi contenuti in essi sono spesso di tipo “levogiro”, non lontane in forma e natura chimica da quelli sintetizzati dalle stesse piante coltivate, impiegati da quest’ultime come substrato per la sintesi di fitormoni fondamentali come l’IAA (Acido 3-Indolacetico), l’Etilene, le Poliammine, ecc. Il primo di questi, l’IAA, è fondamentale per le piante, in quanto promotore di tutti i processi di crescita e sviluppo, interessando meristemi, radici, l’emissione di palchi armonici e l’accrescimento ponderale dei frutti. l’IAA polarizza i nutrienti (i fotosintetati, gli zuccheri prodotti durante la fotosintesi) negli organi in cui esso si accumula, consentendo la proliferazione cellulare e quindi la crescita della zona organografica specifica. Le piante utilizzano il Triptofano, un amminoacido essenziale, per biosintetizzare l’IAA, attraverso diversi passaggi alternativi, più o meno predominanti in alcune famiglie vegetali rispetto ad altre, ma che conducono sempre alla produzione dell’Acido indol-3-acetico.
Da ciò, quindi, è noto come apportare Triptofano alle piante coltivate, può potenziarne lo sviluppo, l’accrescimento e le qualità produttive. Tuttavia, è necessario precisare come non sia sufficiente un supporto diretto dell’amminoacido per garantire i risultati produttivi sperati, ma che esso sia sostenuto e integrato da un pool bilanciato di tutti gli ormoni vegetali, come quello a base di Citochinine e Gibberelline.
È per tal motivo che l’uso di biostimolanti contenenti un adeguato equilibrio tra Amminoacidi (quindi Triptofano) e Fitormoni naturali, facilita quindi un riassetto maggiormente favorevole nello sviluppo vegeto-generativo delle piante, specie se le stesse abbiano subìto squilibri anomali dovuti agli agenti abiotici e biotici di stress, come l’elevata temperatura dello scorso periodo estivo. Essi possono indurre, in questo caso specifico, al potenziamento delle capacità riproduttive, favorendo, in certe specie e varietà (vedi il pomodoro), l’emissione di palchi bifidi o a più getti, la riduzione degli internodi con conseguente aumento del diametro del fusto, nonché la divisione e la distensione cellulare nei frutti in accrescimento.


L’applicazione di questi formulati rappresenta una risorsa di aumento produttivo per le colture, soprattutto se effettuata periodicamente e in maniera preventiva, creando dei veri e propri “pool fitormonali” di riserva, da cui le piante possono attingere in caso di stress, sbalzi ormonali dovuti a climi sfavorevoli e attacchi parassitari.
Nel caso dei formulati contenenti Triptofano, esemplare è l’impiego di specialità di origine vegetale particolarmente ricchi, ottenuti da idrolisi enzimatica (Tripton L, Simcro) e forniti mediante trattamenti ad-hoc insieme alla fertirrigazione o ad applicazioni fogliari, integrati, come accennato, a specialità contenenti miscele di oligosaccarine, glutatione e aloe vera (Propolline, Simcro) e a pool di fitormoni naturali (Kaypower flo, Itaka).
Come si evince dalle foto allegate, notevole è il risultato ottenuto, specie in varietà di pomodoro ciliegino e datterino sensibili e particolarmente predisposte, adoperando le specialità nei momenti cruciali di primo sviluppo delle infiorescenze, mediante protocolli ad-hoc ben definiti.
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fonti:
R. Bulgari, G. Cocetta, A. Trivellini, P. Vernieri & A. Ferrante (2015) Biostimulants and crop responses: a review, Biological Agriculture & Horticulture, 31:1, 1-17, DOI: 10.1080/01448765.2014.964649
Ertani A., Sambo P., Nicoletto C., Santagata S., Schiavoni M., Nardi S. (2015) – The use of organic biostimulants in hot pepper plants to help low input sustainable agriculture. Chemical and Biological Technologies in Agriculture, 2(1), 11. https://doi.org/10-1186/s4053