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Agrumeti: tra abbandoni e rinascite. Strategie per il recupero produttivo

07-05-2025 11:12

Raggio Verde

Attività Agronomica ed Esperienze di Campo, Ricerca e Fitoiatria, Cultura Agraria,

Agrumeti: tra abbandoni e rinascite. Strategie per il recupero produttivo

Arboreti come gli agrumeti presenti nel bacino produttivo arboricolo ed orticolo della Sicilia, rappresentano un connubio di bellezza paesaggistica...

Arboreti come gli agrumeti presenti nel bacino produttivo arboricolo ed orticolo della Sicilia, rappresentano un connubio di bellezza paesaggistica, tradizione culturale e valore economico in diversi contesti agronomici dell’Isola. 

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Tuttavia, il fenomeno dell'abbandono di molte coltivazioni agrumicole è una realtà diffusa e preoccupante in molte aree rurali. Le cause sono molteplici e complesse: dalla scarsa redditività legata alle fluttuazioni di mercato e agli alti costi di produzione, alla frammentazione terriera, alla difficoltà nel ricambio generazionale, fino alle sfide poste dai cambiamenti climatici e dalle emergenze fitosanitarie. 

 

Il risultato visibile è spesso desolante: appezzamenti un tempo produttivi trasformati in grovigli inestricabili di rami secchi, vegetazione infestante e piante sofferenti, incapaci di offrire frutti di qualità. Affrontare questo declino richiede più di un semplice intervento; è una sfida complessa che necessita di una strategia agronomica di recupero mirata a rivitalizzare piante spesso gravemente compromesse, mediante operazioni straordinarie di potatura e sostegno nutrizionale e nutraceutico ove possibile. 

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L’abbandono “colturale” degli agrumeti in potenziale produzione si presenta come mancante di potatura secca e verde, in grado di generare chiome asfittiche dove luce e aria non penetrano, creando microclimi umidi ideali per patologie fungine (mal secco, fumaggine, marciumi) e rifugi per parassiti (cocciniglie, afidi, mosca della frutta). Le erbe infestanti e la vegetazione spontanea competono ferocemente per acqua e nutrienti, strangolando letteralmente le radici e indebolendo ulteriormente gli alberi.

 

Fisiologicamente, le piante subiscono uno stato di stress cronico: la fotosintesi è ridotta, l'assorbimento radicale compromesso, e ogni energia è spesa per la mera sopravvivenza, non per la produzione. I pochi frutti, se presenti, sono il sintomo di questo squilibrio. Oltre al danno diretto, questi appezzamenti diventano serbatoi di inoculo per malattie e parassiti, minacciando le coltivazioni circostanti, aumentando il rischio di incendi e degradando il valore paesaggistico e ambientale del territorio. 

Il recupero di piante abbandonate da tempo è un percorso arduo e non sempre garantisce il ritorno ai livelli produttivi originari. Richiede pazienza, competenza e investimenti.

 

È un errore pensare che basti distribuire concime per risolvere la situazione. Una pianta strutturalmente compromessa, con legno vecchio, malato o eccessivamente denso, non può beneficiare appieno di un apporto nutrizionale, sia esso radicale o fogliare. La linfa fatica a circolare, le foglie non sono efficienti nella fotosintesi e gran parte del nutrimento andrebbe sprecato o non assimilato correttamente.

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Il primo, indispensabile passo per invertire la rotta è una potatura di riforma, spesso più drastica rispetto a quella di ordinaria produzione. Eseguirla a inizio febbraio in Sicilia è strategico: si agisce nel periodo di relativo riposo vegetativo, dopo il picco del freddo invernale ma prima della vigorosa ripresa primaverile, minimizzando lo shock per la pianta. Gli obiettivi sono chiari:

 

  1. Sanificazione: Asportazione radicale di tutto il legno secco, danneggiato, malato o attaccato da parassiti. 
  2. Ringiovanimento: Eliminazione di branche vecchie ed esaurite, favorendo lo sviluppo di nuova vegetazione più vigorosa e produttiva partendo da porzioni più basse e vitali della pianta. 
  3. Ristrutturazione: Apertura decisa della chioma, eliminando rami interni (succhioni), branche che si incrociano o che ombreggiano eccessivamente. Si mira a ripristinare un'architettura che massimizzi l'esposizione alla luce e la circolazione dell'aria all'interno della chioma. Questo intervento "chirurgico" è fondamentale: crea le premesse affinché la pianta possa tornare a respirare, a ricevere luce e a rispondere efficacemente agli stimoli nutrizionali e ai trattamenti successivi.
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Dopo un razionale ripristino di una struttura più funzionale, entrano in gioco interventi di precisione per supportare la pianta nelle fasi fenologiche cruciali e correggere squilibri specifici, spesso accentuati dallo stato di abbandono pregresso. Un protocollo efficace può integrare diversi tipi di prodotti, privilegiando, ove possibile, formulati di origine biologica o a basso impatto, spesso in linea con una visione di agricoltura sostenibile, in funzione delle fenofasi raggiunte: 

 

1. Supporto alla Ripresa e Fioritura: 

  • Biostimolanti: l’impiego di formulati a base di fitormoni naturali e acidi organici (Maxi Grow, Cosmocel), possono essere impiegati per aiutare la pianta a superare lo stress post-potatura, stimolare la ripresa vegetativa e sostenere la delicata fase della fioritura. Altresì, prodotti contenenti contenenti aminoacidi, (Ammistar 14.5, Simcro) migliorano l'efficienza metabolica nel suo complesso. 
  • Microelementi Essenziali: l’apporto di microelementi chelati e complessati con amminoacidi levogieri, specie a base di Ferro, Manganese, Zinco e Boro (Trasex, Cosmocel), sono cruciali in questa fase. Zinco (Zn), Manganese (Mn) e soprattutto Boro (B) sono fondamentali per la vitalità del polline, la fecondazione e l'allegagione. Le carenze di microelementi sono frequenti negli agrumi e aggravate dall'incuria. 

 

2. Consolidamento dell'Allegagione e Difesa: 

  • Nutrizione Specifica: Apporti fogliari di Calcio (Ca) per la struttura dei frutticini, Magnesio (Mg) per la fotosintesi, e un bilanciato apporto di Azoto (N), Fosforo (P) e Potassio (K) supportano l'ingrossamento dei giovani frutti, riducendo la cascola fisiologica. Parallelamente, rimane fondamentale il monitoraggio e il controllo dei potenziali parassiti (afidi, cocciniglie, minatrice) scegliendo soluzioni a basso impatto quando possibile (es. oli minerali, sapone molle, insetticidi selettivi o biologici). La scelta di prodotti di origine biologica (estratti di piante, microrganismi utili, corroboranti) non è solo una scelta etica o di mercato, ma contribuisce a ristabilire un equilibrio più naturale nell'agroecosistema, migliorando la resilienza delle piante nel lungo periodo.

In conclusione, il recupero di agrumeti in status di abbandono o semi-abbandono è un'impresa che dimostra come l'incuria porti al degrado, ma anche come un approccio agronomico consapevole e integrato possa invertire la tendenza. Non esistono soluzioni magiche: la via ottimale passa attraverso la combinazione sinergica di una potatura di riforma ben eseguita e di un protocollo di trattamenti fogliari mirati, che includa supporto nutrizionale specifico e protezione fitosanitaria ragionata, privilegiando sempre più le opzioni biologiche e sostenibili. Questo percorso non solo mira a ripristinare la produttività economica, ma rappresenta un investimento per la salute dell'ambiente, la conservazione del paesaggio e la vitalità delle comunità rurali siciliane. La cura attiva e informata è la chiave per trasformare un simbolo di abbandono in un emblema di rinascita e sostenibilità. 


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Fonti: 

AA. VV. (2012): Gli Agrumi, coordinamento scientifico di V. Magnifico. Collana Coltura&Cultura, ideata e coordinata da R. Angelini, Bayer CropScience, Ed. Script, Bologna 


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