Arboreti come gli agrumeti presenti nel bacino produttivo arboricolo ed orticolo della Sicilia, rappresentano un connubio di bellezza paesaggistica, tradizione culturale e valore economico in diversi contesti agronomici dell’Isola.
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Tuttavia, il fenomeno dell'abbandono di molte coltivazioni agrumicole è una realtà diffusa e preoccupante in molte aree rurali. Le cause sono molteplici e complesse: dalla scarsa redditività legata alle fluttuazioni di mercato e agli alti costi di produzione, alla frammentazione terriera, alla difficoltà nel ricambio generazionale, fino alle sfide poste dai cambiamenti climatici e dalle emergenze fitosanitarie.
Il risultato visibile è spesso desolante: appezzamenti un tempo produttivi trasformati in grovigli inestricabili di rami secchi, vegetazione infestante e piante sofferenti, incapaci di offrire frutti di qualità. Affrontare questo declino richiede più di un semplice intervento; è una sfida complessa che necessita di una strategia agronomica di recupero mirata a rivitalizzare piante spesso gravemente compromesse, mediante operazioni straordinarie di potatura e sostegno nutrizionale e nutraceutico ove possibile.

L’abbandono “colturale” degli agrumeti in potenziale produzione si presenta come mancante di potatura secca e verde, in grado di generare chiome asfittiche dove luce e aria non penetrano, creando microclimi umidi ideali per patologie fungine (mal secco, fumaggine, marciumi) e rifugi per parassiti (cocciniglie, afidi, mosca della frutta). Le erbe infestanti e la vegetazione spontanea competono ferocemente per acqua e nutrienti, strangolando letteralmente le radici e indebolendo ulteriormente gli alberi.
Fisiologicamente, le piante subiscono uno stato di stress cronico: la fotosintesi è ridotta, l'assorbimento radicale compromesso, e ogni energia è spesa per la mera sopravvivenza, non per la produzione. I pochi frutti, se presenti, sono il sintomo di questo squilibrio. Oltre al danno diretto, questi appezzamenti diventano serbatoi di inoculo per malattie e parassiti, minacciando le coltivazioni circostanti, aumentando il rischio di incendi e degradando il valore paesaggistico e ambientale del territorio.
Il recupero di piante abbandonate da tempo è un percorso arduo e non sempre garantisce il ritorno ai livelli produttivi originari. Richiede pazienza, competenza e investimenti.
È un errore pensare che basti distribuire concime per risolvere la situazione. Una pianta strutturalmente compromessa, con legno vecchio, malato o eccessivamente denso, non può beneficiare appieno di un apporto nutrizionale, sia esso radicale o fogliare. La linfa fatica a circolare, le foglie non sono efficienti nella fotosintesi e gran parte del nutrimento andrebbe sprecato o non assimilato correttamente.

Il primo, indispensabile passo per invertire la rotta è una potatura di riforma, spesso più drastica rispetto a quella di ordinaria produzione. Eseguirla a inizio febbraio in Sicilia è strategico: si agisce nel periodo di relativo riposo vegetativo, dopo il picco del freddo invernale ma prima della vigorosa ripresa primaverile, minimizzando lo shock per la pianta. Gli obiettivi sono chiari:
- Sanificazione: Asportazione radicale di tutto il legno secco, danneggiato, malato o attaccato da parassiti.
- Ringiovanimento: Eliminazione di branche vecchie ed esaurite, favorendo lo sviluppo di nuova vegetazione più vigorosa e produttiva partendo da porzioni più basse e vitali della pianta.
- Ristrutturazione: Apertura decisa della chioma, eliminando rami interni (succhioni), branche che si incrociano o che ombreggiano eccessivamente. Si mira a ripristinare un'architettura che massimizzi l'esposizione alla luce e la circolazione dell'aria all'interno della chioma. Questo intervento "chirurgico" è fondamentale: crea le premesse affinché la pianta possa tornare a respirare, a ricevere luce e a rispondere efficacemente agli stimoli nutrizionali e ai trattamenti successivi.

Dopo un razionale ripristino di una struttura più funzionale, entrano in gioco interventi di precisione per supportare la pianta nelle fasi fenologiche cruciali e correggere squilibri specifici, spesso accentuati dallo stato di abbandono pregresso. Un protocollo efficace può integrare diversi tipi di prodotti, privilegiando, ove possibile, formulati di origine biologica o a basso impatto, spesso in linea con una visione di agricoltura sostenibile, in funzione delle fenofasi raggiunte:
1. Supporto alla Ripresa e Fioritura:
- Biostimolanti: l’impiego di formulati a base di fitormoni naturali e acidi organici (Maxi Grow, Cosmocel), possono essere impiegati per aiutare la pianta a superare lo stress post-potatura, stimolare la ripresa vegetativa e sostenere la delicata fase della fioritura. Altresì, prodotti contenenti contenenti aminoacidi, (Ammistar 14.5, Simcro) migliorano l'efficienza metabolica nel suo complesso.
- Microelementi Essenziali: l’apporto di microelementi chelati e complessati con amminoacidi levogieri, specie a base di Ferro, Manganese, Zinco e Boro (Trasex, Cosmocel), sono cruciali in questa fase. Zinco (Zn), Manganese (Mn) e soprattutto Boro (B) sono fondamentali per la vitalità del polline, la fecondazione e l'allegagione. Le carenze di microelementi sono frequenti negli agrumi e aggravate dall'incuria.
2. Consolidamento dell'Allegagione e Difesa:
- Nutrizione Specifica: Apporti fogliari di Calcio (Ca) per la struttura dei frutticini, Magnesio (Mg) per la fotosintesi, e un bilanciato apporto di Azoto (N), Fosforo (P) e Potassio (K) supportano l'ingrossamento dei giovani frutti, riducendo la cascola fisiologica. Parallelamente, rimane fondamentale il monitoraggio e il controllo dei potenziali parassiti (afidi, cocciniglie, minatrice) scegliendo soluzioni a basso impatto quando possibile (es. oli minerali, sapone molle, insetticidi selettivi o biologici). La scelta di prodotti di origine biologica (estratti di piante, microrganismi utili, corroboranti) non è solo una scelta etica o di mercato, ma contribuisce a ristabilire un equilibrio più naturale nell'agroecosistema, migliorando la resilienza delle piante nel lungo periodo.
In conclusione, il recupero di agrumeti in status di abbandono o semi-abbandono è un'impresa che dimostra come l'incuria porti al degrado, ma anche come un approccio agronomico consapevole e integrato possa invertire la tendenza. Non esistono soluzioni magiche: la via ottimale passa attraverso la combinazione sinergica di una potatura di riforma ben eseguita e di un protocollo di trattamenti fogliari mirati, che includa supporto nutrizionale specifico e protezione fitosanitaria ragionata, privilegiando sempre più le opzioni biologiche e sostenibili. Questo percorso non solo mira a ripristinare la produttività economica, ma rappresenta un investimento per la salute dell'ambiente, la conservazione del paesaggio e la vitalità delle comunità rurali siciliane. La cura attiva e informata è la chiave per trasformare un simbolo di abbandono in un emblema di rinascita e sostenibilità.
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Fonti:
AA. VV. (2012): Gli Agrumi, coordinamento scientifico di V. Magnifico. Collana Coltura&Cultura, ideata e coordinata da R. Angelini, Bayer CropScience, Ed. Script, Bologna