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BATTERI OPPORTUNISTI DELLE SOLANACEE: IL MIDOLLO NERO O NECROSI DEL MIDOLLO

03-06-2022 11:59

Raggio Verde

Attività Agronomica ed Esperienze di Campo, Ricerca e Fitoiatria, Cultura Agraria, Cosmocel, Agriges, Solanacee,

BATTERI OPPORTUNISTI DELLE SOLANACEE: IL MIDOLLO NERO O NECROSI DEL MIDOLLO

Le alterazioni di tipo parassitario che possono coinvolgere il pomodoro coltivato in serra possono essere di origine crittogamica, batterica o...

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Le alterazioni di tipo parassitario che possono coinvolgere il pomodoro coltivato in serra possono essere di origine crittogamica, batterica o virale. Tra le più rilevanti, oltre a quelle cagionate da diffusissimi funghi, le batteriosi sono spesso imprevedibili e, talune volte, possono divenire incontrollabili. Come per le Crittogame, anche i batteri possono colpire sia organi vegetativi che riproduttivi.

 

Gli elementi che accomunano le diverse Batteriosi nelle piante ne determinano pure la capacità infettiva, e sono ravvisabili essenzialmente negli elevati gradi di UR (Umidità Relativa) dell’aria e/o del substrato di coltivazione, nella presenza di temperature specifiche e, soprattutto, nella presenza di soluzioni di continuità (ferite e microferite), che ne agevolano la diffusione in e tra le piante.

 

Tra le più temute patologie batteriche di Solanacee come il Pomodoro, ma anche di Peperone e Melanzana, ricordiamo la diffusa Necrosi al Midollo o Midollo Nero, causata da Pseudomonas corrugata/P. mediterranea. Psuedomonas è un genere che comprende batteri Gram-, ubiquitari, particolarmente diffusi nelle zone a coltivazione intensiva, le cui infezioni sono molto simili a quelle prodotte da Clavibacter, con cui pertanto condivide alcuni aspetti della sintomatologia.

 

Le infezioni da P. corrugata sono graduali e spesso si presentano negli stadi più avanzati della coltivazione, con fruttificazione avanzata, ma possono anche avere decorso molto più rapido, portando alla morte la pianta nell’arco di circa 15 giorni.

 

Essendo batteri in grado di penetrare nel flusso xilematico, localizzandosi altresì negli strati parenchimatici e vascolari, sono capaci di causare la necrosi degli stessi, favorendo blocchi linfatici e riducendo la capacità assimilatoria della pianta. Difatti sintomi comuni dell’infezione, sono i fenomeni di appassimento, specie nelle ore di massima insolazione e, causa del blocco della traslocazione dei nutrienti, di clorosi delle foglie apicali e in formazione.

 

Tra i sintomi più specifici, invece, la comparsa di striature nerastre sul fusto, sui piccioli fogliari e sui peduncoli dei frutti; la presenza di aree nerastre (necrotiche) nel fusto in sezione e l’assenza di parenchima midollare centrale, sintomo particolare della patologia e discriminante le altre potenziali patologie di eziologia batterica. Altresì l’emissione di radici avventizie sul fusto, in corrispondenza delle aree necrotiche, consente una ancora più corretta diagnosi di campo della malattia.

 

Trattasi quindi una batteriosi in grado di portare a relative perdite di produzione, specie se mal gestita in serra: le condizioni di sviluppo sono, difatti, agevolate dagli schizzi di acqua e dell’elevata UR (> 90%), quindi strettamente dipendente dalle condizioni di ventilazione dell’ambiente serra. 

Sbalzi termici possono portare a pericolosi innalzamenti della UR, così come il mancato sfoltimento delle chiome o l’esecuzione di potature inidonee e in corrispondenza di laute irrigazioni e fertirrigazioni.

 

Quest’ultime, se eccessivamente azotate (con squilibrato rapporto N/K), possono favorire la presenza di tessuti acquosi e vigorosi, suscettibili in ferite e microferite, nonché favorevoli ai fenomeni di guttazione che consentono l’apertura di lenticelle e quindi alla creazione di soluzioni di continuità che danno il via alle prime infezioni.

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Risoluzione della problematica? 

 

Ovviamente, come già esposto, preventiva e di tipo agronomico! Tuttavia, soluzioni fitoiatriche che prevedano l’inserimento di induttori di resistenza, come Fosfiti, Estratti vegetali specifici che contengano o inducano la produzione di composti ad azione elicitoria/biostimolante e fitoprotettiva (Defence Gr, Cosmocel) come A. salicilico, A. jasmonico, ecc., nonché formulati a base di Rame di tipo organico/complessato e attivato (Kiram, Agriges), possono aiutare enormemente nel miglioramento delle condizioni vegeto-riproduttive e di risposta fenotipica delle piante coltivate alle pre-infezioni.

 

In sede “curativa”, ovvero qualora la malattia non abbia compromesso i vasi e/o abbia portato a morte i tessuti delle piante, di notevole aiuto possono dare la somministrazione localizzata o estesa, in trattamenti fogliari specifici, di Rame e/o di Acibenzolar-S-Methyl (quest’ultimo congiuntamente a trattamenti Cyantranilprolo/Acibenzoar-S-Methyl, oppure singolarmente qualora la coltura di pomodoro sia in pieno campo). È fondamentale, per quest’ultimo aspetto applicativo, il rispetto delle indicazioni di utilizzo in etichetta e la consultazione di Tecnici e Consulenti Fitosanitari.

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fonti:

 

AA. VV. (2010): Il Pomodoro, coordinamento scientifico di V. Magnifico. Collana Coltura&Cultura, ideata e coordinata da R. Angelini, Bayer CropScience, Ed. Script, Bologna, pagg592

 

Pollini A, La Difesa delle piante da orto: sintomi, diagnosi e terapia (2008). Ed. Edagricole


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